domenica 15 aprile 2012

ERRATA CORRIGE post MAXIMILIAN LINZ: PRESS FOR SUCCESS

Nella mia intervista a Maximilian Linz, ho scritto una incorrettezza sulla laurea honoris causa, rilasciata dalla Domus Academy:
Grazie alla sua visione futuristica sulla fashion communication e grazie all'esperienza sul campo, si è guadagnato la laurea honoris causa dalla prestigiosa scuola di moda milanese Domus Academy dove Maximilian Linz è docente e project leader in fashion comunication and events all'interno del master in fashion management diretta da Annagemma Lascari.
ERRATA CORRIGE
Grazie alla sua visione futuristica sulla fashion communication e grazie all'esperienza sul campo, Maximilian Linz è docente e project leader in fashion comunication and events alla prestigiosa scuola di moda e design Milanese DOMUS ACADEMY, all'interno del master in fashion management diretta da Annagemma Lascari.

In realtà volevo dire che grazie alla sua esperienza e visione futuristica la laurea honoris causa se la meriterebbe proprio e, in quanto professionista e consulente stile, affermo che è come se il mondo della moda gliela stesse donando riconoscendogli ruoli di grande rispetto.

THE LOOK OF THE WEEK


Una delle ultime tendenze della primavera -estate 2012 è la donna vista come vera e propria impersonificazione di leggendaria bellezza, immaginata come tale era nella sua versione più innocente e maliziosa: una meravigliosa ninfa che si muove sinuosa in lunghi abiti di chiffon e di voile di seta....vi viene in mente qualcuno? Si ragazze, proprio loro...le magiche creature di un lontano mondo incantato: le fate, esseri eterei e magici che hanno fatto innamorare uomini e donne melanconicamente romantiche.
Pronte ad intervenire nei casi umani a favore degli innocenti, le leggendarie fate riparano torti, vendicano offese e consegnano oggetti fatati.
Si dice che compaiano in occasioni speciali per segnare il destino nelle epoche solenni, come le nascite, le nozze o il capodanno.
La discendenza delle fate rivela che sono originariamente espressioni della terra Madre, ma il flusso della storia le ha fatte risalire poco a poco dalla profondità della terra alla superficie, dove, al chiarore della luna, diventano spiriti delle acque e della vegetazione; appaiono, infatti, spesso sulle montagne, vicino ai crepacci e ai torrenti.
In alcuni racconti legati al destino in culla, esse sono tre: due benefiche e l'altra malefica, quella che prevale segna il destino di ognuno di noi! Secondo alcune tradizioni bretoni, poi, alla nascita di un bambino,si dispongono tre coperti su una tavola ben apparecchiata per propiziarsi le fate.
Secondo l'Iliade, ancora, sembrano determinare il destino dell'eroe al quale appaiono, offrendogli una scelta da cui dipenderà l'esito malefico o benefico del suo viaggio.
Un’ultima credenza, nata dalla mitologia greca, narra di tre dee, figlie di Zeus, responsabili della vita dell’uomo; queste dee venivano chiamate parche e custodivano nelle loro mani in filo lunghissimo, prezioso e magico che rappresentava il destino degli uomini. Ogni giorno la dea più anziana lo tesseva con infinita cura e lo misurava con particolare attenzione mentre, la dea più piccola lo tagliava e quando venivano infastidite dal comportamento degli umani erano in grado di tagliarlo di netto e di aggrovigliarlo nel più fastidioso dei modi in modo da infliggere una giusta punizione alla razza umana.
Insomma, la fata è presente nei miti e nelle leggende di ogni paese e cultura.
Le prime fate appaiono nel medioevo come proiezione delle antiche ninfe, ma vengono per la prima volta ufficializzate verso la fine del medioevo e prendono l'aspetto classico delle dame dell'epoca, che indossavano ingombranti copricapi conici  e lunghi abiti colorati e morbidi. Le fate sono tutte di sesso femminile ed hanno le sembianze di una donna non molto alta e molto gracile dalla pelle chiarissima, quasi perlacea. Ogni fata indossa un abito di un unico colore che rispecchia la sua personalità; inoltre portano gonne lunghissime per coprire eventuali deformità (quasi ogni fata presenta infatti una parte del corpo bovina o caprina) e cappelli lunghissimi per sembrare più alte.
La loro indole tuttavia non è univocamente buona, oltre alla vanità ed all'egocentrismo che le distingue, sono fortemente permalose ed irascibili, un solo torto può scatenare la loro ira ed il loro dispetto può trasformarle in furie e può spingerle a lanciare maledizioni. Hanno quindi oltre ad un ruolo di premiazione anche un ruolo fortemente punitivo....Insomma, capricciose e donne fino in fondo!
Le fate hanno fatto da vero e proprio epicentro anche nella corrente artistica dei dipinti vittoriani; la "pittura di fate", fairy painting, è un particolare genere della pittura e dell'illustrazione vittoriana che si concentra sulla raffigurazione di fate e mondi incantati, con grande attenzione all'atmosfera e al dettaglio. Generalmente considerata una forma di escapismo, la corrente diventa un vero e proprio fenomeno culturale legato a opere di Shakespeare come Sogno di una notte di mezza estate ed alle fiabe.

Proprio per rimanere in tema di sogno, ho scelto, in copertina, una meravigliosa Laura Biagiotti la cui collezione è dedicata a Venezia, città magica e romantica per eccellenza, un insieme di arte e di vita, di mistero e magia per una donna alla ricerca di un’eleganza individuale. L'abito evoca una femminilità contemporanea, che interpreta i grandi classici del romanticismo (pizzi, balze e fiori) in composizioni d’avanguardia facendo emergere una fata moderna e romantica.

La fata di Alessia Crea (1) ricorda le ninfe che ondossano abiti dai tessuti fluttuanti, come fossero acqua; le linee sono ampie e svasate, il taglio vivo consente al tessuto di muoversi più liberamente. I tessuti pregiati creano strutture morbide con giochi di trasparenza e denotano una creatura eterea, quasi fragile.

La fata di Krizia (2), invece, è più attiva e combattiva, sempre in movimento tanto
viaggiatrice da sembrare pronta a sbarcare persino su altri pianeti. Quasi una fata amazzone, che si protegge con ginocchiere e paragomiti in maglia spalmata; pronta a definire il proprio posto nel mondo e a difendere ed essere artefice del proprio destino.

La fata di Ermanno Scervino (3) si ispira ad un viaggio attraverso l’India del Rajastan e dei Maraja, osa negli accostamenti tra mondi e materie unendo culture diverse con un abito che ricorda il sari indiano.
Gli abiti sono costruiti con infiniti strati di voile in organza o in chiffon che, doppiati,
ingabbiano tessuti con disegni grafici e tagli couture. La fata di Scervino è una principessa sofisticata e di gran classe.

La fata di Roberto Cavalli (4) è seducente, dall'aria vagamente gotica e straordinariamente sensuale, capace di sedurre un eroe tenebroso dell'Iliade e determinarne il destino con il suo potere ammaliatore.

La fata di Alexis Mabille (5) è una creatura pura come una ninfa, che ricorda le corse di donne bambine vicino alle cascate e le loro innocenti risate mentre si divertono a giocare a nascondino tra le verdi selve. L'abito è couture, come vuole la tradizione Mabille, e  ha un non so che di candido e puro che ricorda  una zingara bucolica o una dama dei quadri di Manet...pronta per una "déjeuner sur l'herbe".

La fata di Zac Posen (6) è una dama lussuosa e sofisticatamente glamour, decisamente femminile e avvolta dalle preziose linee fluide che arrivano lunghe fino ai piedi e che le permettono di volare da una passerella all'altra....lasciando dietro una scia di polvere di stelle.

sabato 7 aprile 2012

MAXIMILIAN LINZ: PRESS FOR SUCCESS


Sfogliando riviste e cliccando quà e là su internet alla ricerca di nuovi trend o collezioni da visionare, mi sono posta una domanda: ma come fa uno stilista, dal nulla, a diventare quello che è? Come riesce a farsi strada e a distinguersi in mezzo agli altri designers? Qual'è la chiave del successo? Insomma più ci pensavo e più la risposta si faceva chiaramente strada nella mia mente; ma certo…così come dietro ad un grande uomo c'è una grande donna, ovviamente dietro un grande stilista c'è un grande ufficio stampa!
Ed è così che ho pensato di passare una mezza giornata ed intervistare uno degli uffici stampa più rinomati di Milano, proprio per cercare di capire e mettere in risalto il più importante progetto che si nasconde dietro il successo di un brand.
La mia scelta è ricaduta sull'agenzia "Maximilian Linz" perchè,oltre ad avere un'ottima scelta basata su brand esclusivi e di nicchia, ha un team dalle doti relazionali e comunicative migliori di qualsiasi altra agenzia di Milano. Quindi ho deciso di chiamarli e, come mi aspettavo,sono stata accolta a braccia aperte....come fossi una di famiglia.

Questa è la storia di giovane sognatore che ha precorso i tempi decidendo di aprire un'agenzia che unisse i talenti internazionali del mondo della moda e diventando così la più importante agenzia di comunicazione di Milano, vista anche come trampolino di lancio per i migliori designers.
Maximilian Linz, il giovane e talentuoso titolare dell'omonima agenzia, nasce a Rio De Janeiro il 10 giugno 1972 crescendo in una famiglia dalle forti tradizioni italiane; nel 1990 si trasferisce a Milano con la semplice intenzione di vivere appieno le profonde radici del nostro belpaese. Il destino però lo porta a trasferirsi in una città dove, ovunque, si respira moda e la vita notturna diventa un salotto d'incontri per parrucchieri, make-up artists e creativi che si ritrovano insieme nei posti più glamour di Milano. L'idea iniziale di trovare semplicemente le proprie radici si trasforma in un più ambizioso progetto, e quello che all'inizio poteva sembrare troppo pretenzioso, diventa una realtà possibile; la passione per la moda è diventata il fil rouge tra il sogno di un bambino e la nuova vita modaiola milanese. Maximilian ha ceciso così di unire la sensibilità per la moda alla forte predisposizione alla comunicazione dando inizio al percorso professionale di uno dei public relator più talentuosi e innovatori d'Italia. Inizia come assistente alle comunicazioni per un'agenzia, per poi ricoprire, per cinque anni, il ruolo di direttore alla comunicazione per Dquared.
Nel 1999 si sente pronto a volare e dar vita alle sue ambizioni dal sapore avant-garde e,  da solo, decide di aprire la propria agenzia con l'intento di unire i talenti emergenti internazionali, precorrendo evidentemente i tempi, dal momento che all'epoca non esisteva ancora niente del genere; allora il Made in Italy era fatto solo di prodotto e design, in virtù della globalizzazione e la comunicazione non aveva il peso che ha ora, che invece è ovunque e dà continuità e visibilità al design internazionale.
Grazie alla sua visione futuristica sulla fashion comunication e grazie all'esperienza sul campo, si è guadagnato la laurea honoris causa dalla prestigiosa scuola di moda milanese Domus Academy dove Maximilian Linz è docente e project leader in fashion comunication and events all'interno del master in fashion management diretta da Annagemma Lascari.
La ciliegina sulla torta delle referenze professionali è il conferimento di consulente alla comunicazione per la Camera della Moda per il progetto incubatore della moda: insomma, un uomo da un curriculum di tutto rispetto.
Ovviamente ci sono voluti 10 anni per concretizzare quello che era solo una visione iniziale, ma ora è il momento della realizzazione del sogno, ora la comunicazione è finalmente il cuore del brand, la pura essenza di un designer che taglia e cuce creatività senza il compromesso col business. È qui che l'agenzia di pubbliche relazioni arriva, dove pulsa il cuore creativo e lo trasforma da bozzolo grezzo a bellissimo fiore; un'agenzia di comunicazione diventa, quindi,  l'anima di un cervello creativo senza il quale non puoi esistere.
Ecco perchè ho voluto passare una giornata nell'agenzia di pubbliche relazioni Maximilian Linz: per capire come nasce l'idea ed il progetto comunicativo di un brand, come passano la giornata, ma soprattutto chi  è " la grande donna dietro al grande uomo", scoprendo una grande passione ma soprattutto una grande famiglia.

Maximilian, come nasce l'idea di un ufficio stampa visto come supporto al  lavoro di uno stilista?

Il lavoro dell'agenzia di stampa nasce per fare da spalla al 100% agli stilisti e dar loro maggiore visibilità attraverso una rete di contatti ben collaudata; il progetto non è solo rivolto alla stampa ma visto nel senso più ampio della comunicazione, co e i. Ari head hunters che fanno accedere lo stilista a consulenze stile, licensing ecc...
Ovviamente le strategie vengono definite man mano e variano da stilista a stilista; si parte dalla creazione eventi fino ad arrivare a tante micro strategie che partono da quella più generica per una maggiore visibilità, ad una più mirata per ottenere risultati prolungati, stagionali e mantenere vivo il rapporto.
Per esempio, si crea un progetto speciale partendo da un modello esistente al fine di crearne uno più particolare e mirato per una determinata celebrity; per esempio ad una scarpa di Gaetano Perrone, abbiamo aggiunto le piume e dato una forte personalità alla scarpa cambiando il colore che da nero è diventato rosso fuoco. Questa scarpa è la famosa "Dita Von Teese". Insomma si creano delle chicche per alimentare la curiosità!


In base a che criteri viene scelto uno stilista della Maximilian Linz?

Gli stilisti vengono scelti da me personalmente. Il criterio di scelta è creatività unita a prodotto, design rafforzato dalla manifattura: la chiave è il perfetto equilibrio tra questi elementi.

Come li trovi?

Mi cercano loro! Si identificano in un obiettivo in comune vedendo i lavori svolti per i competitors...e poi è tutta questione di alchimia e feeling.
A volte capita che debba dire di no....

Qual'è la parte piú divertente di questo lavoro?

La strategia di comunicazione: i momenti dei lanci di collezione, le sfilate, gli eventi.
Ma anche lo scouting, la ricerca di nuovi talenti con tutto ciò che ne comporta, come l'analisi delle collezioni ed il lancio di un brand partendo completamente da zero.

Allora qual'è la tua più grande soddisfazione?


Vedere che talenti in cui ho creduto sono diventati punti di riferimento per la moda internazionale, come Dsquared, Alexis Mabille e Francesco Scognamiglio insieme a Chicca Lualdi tra le ultime.


Scegli personalmente il personale? In base a che criteri?

Il personale è direttamente filtrato da un head hunter esterno. La cosa fondamentale e' risolvere le problematiche del mio staff. L'affiatamento dello staff e' essenziale.
Quindi sono il punto di riferimento per i miei collaboratori, il rapporto diventa di affetto e rispetto come in una famiglia, il rapporto creato è quello di una formalità molto understated, unita ad un forte legame una grande attenzione ai loro bisogni perchè credo che chi lavori in un ambiente di affiatamento e serenità lavori meglio.

Che cosa diresti ad un giovane che aspira a lavorare per un ufficio stampa?

Sicuramente deve avere come indole naturale disciplina, buon senso, buongusto e riservatezza; le lingue sono alla base di un ottimo inizio, il tutto miscelato a grande forza di volontà nel raggiungere i propri obiettivi.

L'ambiente famigliare e di totale armonia unita ad una grande professionalità evidente, mi hanno spinto ad intervistare anche il team della Maximilian Linz. Ho sentito un forte senso di rispetto e di unione verso un unico obiettivo; mi sono ritrovata davanti una giovane squadra di talenti diversi: Ivano, il giovane bello e brillante pr dal talento creativo, Serena, la pragmatica dalle grandi doti comunicazionali, Alice, la sognatrice, nel paese delle Meraviglie della moda, sua grande passione, ed infine Francesca, rigorosa organizzatrice che gestisce e tiene in ordine lo showroom. Insomma un insieme di elementi che si completano ed insieme costituiscono il cuore dell'agenzia.

Ragazzi, come si svolge la giornata tipo in un ufficio stampa?

Innanzitutto, ognuno ha le proprie mansioni: noi siamo molto eclettici e ci intercambiamo e completiamo allo stesso tempo.
Serena si occupa dei comunicati stampa, Ivano produce il placement, Alice si interfaccia con i bloggers e Francesca organizza lo showroom ma siamo assolutamente intercambiabili e comunichiamo molto tra di noi; il segreto è proprio questo, il che ci permette di lavorare meglio.
Insomma qui c'è tanto da fare, i telefoni squillano continuamente, ogni giorno ci sono appuntamenti con gli stylist e se non si crea un ottimo lavoro di squadra, il progetto non parte e se non parte, non esiste progetto.
Il progetto parte sempre da Serena che chiede i materiali per poi costruire insieme alla squadra, l'immagine del brand, costruire o perfezionare il suo comunicato stampa per la comunicazione della philosophy ed il mood aziendale; si crea una sinergia tra lo stilista ed i ragazzi dell'agenzia che creano insieme un legame intenso che fà da ponte tra il designer e i media per poi arrivare direttamente alle persone.

Questo lavoro è più cuore o ragione?

Ivano, il veterano e occhio creativo dell'agenzia, risponde subito: "Cuore, perchè l'ho scelto e perchè è una mia passione da sempre, inoltre è un lavoro che impegna molto, quindi o lo fai perchè ti piace oppure scegli di fare altro."
Serena, occhio e mente concreti, risponde: “Ragione, perchè quello che faccio io è più basato sul  planning e sull'organizzazione”.
Alice, la piccola sognatrice innamorata di moda, dice: “Cuore, perchè sono appassionata di moda (e si vede perchè parla con gli occhi sognanti e passionali di una giovane innamorata ed è di una tenerezza incredibile) ed essendo fashion designer, conosco e capisco tutto il duro lavoro ed i processi che ci sono dietro ad una collezione”.


Ragazzi, sembrate molto uniti: come si crea una squadra vincente?


Ognuno ha compiti ben definiti ed assegnati da Maximilian e tra di noi cerchiamo di comunicare e rispettare le esigenze reciproche, inoltre sappiamo che abbiamo uno scopo comune e questo è il nostro punto di forza: l'unione e il gioco di squadra; inoltre mettiamo innanzi a tutto le esigenze del cliente e siamo fieri e consci della nostra competenza e questo ci porta ad avere poche incomprensioni.

Quali sono le caratteristiche per diventare un buon pr?

La passione per la moda unita ad una naturale propensione e attitudine alla comunicazione che non acquisisci  con l'esperienza ma è innata, l'esperienza riesce solo ad affinare un talento naturale. Inoltre bisogna essere sagaci e avere buone doti di cool hunting, cioè il saper prevedere le future tendenze.

Come descrivereste il rapporto tra designers e press office?

Varia a seconda del designer: c'e chi si affida totalmente a noi e chi, invece, preferisce gestire il marchio da se'.
Spesso diventa un rapporto di reciproca amicizia e fiducia, spesso diventiamo quasi una figura tutoriale che ti prende per mano al fine di farti crescere e migliorare.

Il rapporto con i giornalisti com'è?

C'e un rapporto di reciproca dipendenza, l'uno non vive senza l'altro.
Il rapporto con le testate giornalistiche è ottimo, inoltre non abbiamo bisogno di pressare e spingere i nostri designers, perchè i media conoscono la nostra professionalità e competenza nel scegliere i brand che rappresentiamo.

Che cosa direste ad un giovane che aspira a lavorare per un ufficio stampa?

Parti da uno stage, esegui anche i compiti più semplici che ti vengono assegnati, abbi umiltà perchè questo ti temprerà il carattere e ti formerà a livello professionale: non partire subito con grandi pretese ma prosegui lentamente sul tuo cammino, avendo ben definita la tua meta. Specializzati e fai crescere il tuo lato creativo, scrivi e leggi tanto perchè la lettura e la scrittura sono le basi per un'ottima comunicazione: affina questi strumenti che ti serviranno per combattere.

Alla fine di questa giornata me ne sono tornata a casa con una nuova consapevolezza, e cioè che non esiste comunicazione senza moda e non esiste moda senza comunicazione.
L'una non può fare a meno dell'altra per crescere; ma soprattutto, ho imparato che la moda non è solo quel mondo competitivo che ti presentano: la moda può diventare una famiglia unita a collaborare per un unico scopo, quello di far diventare grande un designer giovane e sognatore, con in tasca ago, filo e tanti sogni.
Il Team
 
Maximilian Linz

THE LOOK OF THE WEEK

La gonna è l'indumento più usato dalle donne fin dall'antichità. Sia in Europa che in America, le gonne sono indossate come alternativa ai pantaloni. In certe occasioni di lavoro, le donne indossano di preferenza la gonna; questo può essere per vari motivi, ma più comunemente per rivendicare la loro femminilità in un ambiente lavorativo prettamente maschile, oppure per distinguersi dall'abbigliamento androgino che impone giacca e cravatta.
Il 12 febbraio del 1947, Dior lanciò la Linea Corolla che lo consacrò re indiscusso dell'alta moda. Fu la giornalista americana Carmel Snow a dare alla prima collezione di Dior il nome di New look : una collezione di corpetti, fianchi imbottiti e gonne a corolla al polpaccio.
Il New Look, che proponeva un modello di donna romantica con mise femminili e aristocratiche, è espressione di lusso, grazia, ed eleganza.
Le sue linee hanno determinato un rinnovamento nel modo di concepire l'abito in funzione della forma: la moda Anni '50 esalta la femminilità.
I capi più amati sono le gonne attillatissime in vita e scampanate all'orlo, a ruota o a palloncino; gli abiti, molto femminili, diventano fluidi  ed eleganti.
Trionfa lo stile sobrio e spigliato con tagli essenziali, linee semplici e sinuose.
Gli anni '50, l'epoca d'oro della moda, esaltano la figura femminile e le donne iniziano a mostrarsi in tutta la loro floridezza: c'è voglia di sentirsi vive ma soprattutto femminili.
La stessa voglia di femminilità è uno dei trend della prossima Primavera-Estate 2012, che vede protagonista questa ritrovata sinuosità primo simbolo della femminilità dallo stile retrò.
Questa stagione è un vero e proprio tributo a  una silhouette ben definita e iper femminile. Le linee sono semplici e geometriche e diventano sinonimo di una ritrovata e raffinata eleganza.
Come si abbina la gonna a ruota? Con un semplice top senza maniche, una maglietta a mezze maniche o una camicia bon ton, mentre ai vostri piedi rigorosamente scarpe con tacco vertiginoso o zeppa. Vietate le ultra flat.
Chicchissimo l'abbinamento-contrasto di N.21  (in copertina) che abbina la camicia di tessuto oxford azzurro, archetipo dell'abbigliamento formale maschile, alla gonna che si arricchisce di ricami con piume di paillettes per esaltare questo grande binomio di androginia unita ad un iper femminilità. Lo stile di Alessandro Dell'Acqua è ingegnosamente glamour, inappuntabile nelle linee e trasgressivo nei dettagli; maschile per ispirazione ma iper femminile per aspirazione.
N.21 inserisce una nuova vena di sensualità, a prima vista antitetica, in realtà modernissima.
Seria, elegante e bon ton la gonna in seta color rame abbinata alla camicia e micro pull (1), sempre di N.21, che dà vita e calore a quest'estetica formale, ironica e piena d'intelligenza. Tagli, silhouette e particolari vengono così ripensati da capo per dare corpo e sostanza a un glamour sexy, disinvolto e raffinato.
Zac Posen (2), fa rivivere nelle sue sensualissime silhouettes la tipica sartorialità anni '50. La silhouette prende vita sul cocktail dress con gonna a ruota,  dalla forma dritta e sartoriale, emanando una sensualità elegante e raffinata. Il punto vita diventa il protagonista di una donna sinuosa e perfetta in un abito di gran classe e dalle linee couturier. Lo stilista rende omaggio a Dior ricreando un New Look contemporaneo:  l'abito dall'ampia gonna mette in evidenza il punto vita riportandoci indietro nel tempo. Perfetta la collana importante su collo e decoltè nudi.
Albino (3) ci presenta una donna limpida, pulita ed essenziale; il fil rouge è il surrealismo e le sue tecniche espressive, la ricerca e il gioco di volumi architettonici che rendono la figura femminile innocente, costante dello stile Albino. Le linee sono pure ed essenziali, i volumi misurati e il gioco di texture diverse completano l'outfit rendendolo aereo e leggero. Una sartorialità precisa e preziosa, quella del giovane stilista romano, animata da asimmetrie accese ed interessanti squilibri nei volumi e nelle silhouette che si accorciano nel micro bolero o si allungano al ginocchio nella gonna di tulle.
Alcuni strizza l'occhio agli anni '50, portando avanti quella femminilità ricercata e un po' retrò tipica di quegli anni.
La gonna alta in vita con stampe vagamente animalier, abbinata alla camicia ultra slim (4) di iblues, suggerisce un nuovo modo di essere sensuale e femminile, accattivante per forme e tagli. Il look è pensato per una donna curiosa e audace che presta attenzione al mondo della moda e del design, che sa cogliere i trend del momento per osare e giocare col proprio look.
Il mood è bon ton ma con un pizzico di aggressività dosata sapientemente per creare una nuova e più fresca eleganza.
Il completo color avorio è di Coco Chanel (5), creatrice di uno stile chic e disinvolto che ha ottenuto il massimo successo nel 1954 con il mitico tailleur in tweed e la gonna che copre il ginocchio. Da allora il tailleur Chanel ha sempre quella forma "understated" che lo rende riconoscibile: molto chic, molto snob. Lo stile è grafico e totalmente moderno e rende Chanel costantemente al passo con la contemporaneità pur mantenendo i suoi canoni classici.
L'outfit dai colori neutri e dall'allure romantica è di Alessia Crea (6); il completo è delicato e sobrio grazie anche al tessuto fluido e leggiadro che lascia il corpo libero nei movimenti, unendo eleganza e comfort, connubio amato dalla Crea per una donna sognatrice ma al contempo pragmatica.
Il mini abito di Alexander McQueen (7) color cipria è una deliziosa variante della gonna a ruota ma che ne rispetta pienamente la linea femminile ed elegante. L'ispirazione è comunque iper femminile e ne risalta la donna come romantico oggetto del desiderio.
La micro gonna bianca in tessuto rigido (8) è del giovane astro nascente della moda, Cristina Miraldi; la forma è decisa e strutturata ed il colore bianco sussurra un'eleganza understated. L'outfit non è mai banale seppur semplice: si gioca sui tessuti e sulle trasparenze, la gonna con piccoli dettagli volatili si abbina magistralmente alla semplicità della maglia che ricorda vagamente gli abiti in lino stesi al sole nel prato della nonna.